802.11ac lo standard che ancora non c’è, mentre tanto altro manca ancora.
L’802.11ac non è uno standard, perché ancora non definito, ma entro il 2012 o poco altre lo vedremo arrivare.
Le tecnologie corrono veloci: la domanda è di wireless in tutte le salse. Le richieste, o meglio l’offerta commerciale, sono sempre quelle: maggiori prestazioni, pervasività, affidabilità, sicurezza (?).
Il wireless, in particolare con la mania degli iPod, iPad, i tablet e aggeggi mobile non vede pause. Le connessioni senza fili sono passate dagli 11 Mb/s con l’802.11b ai 54 Mb/s con l’802.11g/a.
Ora sono diffusi i dispositivi ‘n’ che utilizzano i meccanismi MIMO (multiple-input and multiple-output).
Gerard Foschini in un documento nel 1996, introduce architettura MIMO, dimostrando come l’uso di diverse antenne, in ricezione e in trasmissione, quindi di diversi canali radio migliora la capacità e l’affidabilità del link. In parte è il concetto del ‘diversity scheme’, dove l’uso contemporaneo di diversi canali serve a ridurre gli effetti del fading (mai fermati ad un semaforo e non sentire più l’autoradio, per poi scoprire che un metro poco più avanti la radio si sente di nuovo perfettamente?), del multipath. Concetto simile è legato alla modulazione Orthogonal Frequency Division Multiplexing (OFDM), dove la banda disponibile viene divisa in sottoportanti e sottocanali indipendenti.
Si parla quindi di 1x1 SISO (Single-input single-output 802.11 a/b/g), 2x2 MIMO, 4x4 MIMO (802.11n) e 8x8 MIMO (802.11ac il nascituro standard).
La tecnologia si fa complessa e difficile, ma al mercato consumer poco interessa, basta avere oggetti da vendere e da comperare. Si aumentano le antenne, che sempre meno si vedranno perché a frequenze elevate sono piccole, si aumenta l’ordine di modulazione (256 QAM) si aumenta la banda utilizzata (160 MHz). I nuovi dispositivi si moltiplicano velocemente, mentre altri altrettanto velocemente diventano obsoleti.
Resto convinto che, dove possibile, il buon cavo di rame o la fibra ottica sono ancora la migliore soluzione. Purtroppo, in questi tempi di modernità, molte zone dell’Italia non hanno una adeguata copertura di connettività, di internet in particolare, e le reti ad alta velocità, dall’ADSL in su, sono presenti solo nelle zone dove l’utenza è sufficiente numerosa a garantire un adeguato rientro economico a fronte degli investimenti per l’infrastruttura. Ci sono quindi aree ben coperte ed altre no. E’ il digital divide. Anche il WiMAX, che sembrava utile per raggiungere zone disagiate, dove l’ultimo miglio ha un costo, non sembra essere diffuso quanto promesso, conteso fra compagnie telefoniche e aziende che forniscono connettività in ambito urbano e rurale. Il WiMAX costa relativamente poco e fa gola a tutti, ma non sembra diffondersi adeguatamente.
Un vantaggio delle nuove tecnologie wireless comunque c’è. A prezzi ragionevoli si possono coprire distanze anche importanti, magari non perfettamente in vista (NLoS, Non Line of Sight) sopperendo in parte alle carenze strutturali. In questi casi MIMO, OFDM e affini vengono in auto.
Bisogna poi chiedersi cosa ne sarà dell’inquinamento elettromagnetico derivante da tutto questo wireless, perché come detto sta diventando fortemente pervasivo, una radiazione che non si vede ma c’è. Però, basta non mettere centrali nucleari, dove la percezione di pericolo è forte, più di quanto forse è il pericolo reale (questa è apertamente una provocatori polemica) . Nel wireless questa paura sembra essere superata. Non è evidente ai più, che per mantenere la connessione le potenze non possono essere irrisorie (vedi telefonini), e che gli apparati si moltiplicano a dismisura. Qualche dubbio sul rischio salute qualche volta mi viene. Vogliono anche che indossiamo il wireless con il BAN (Body Area Network) e presto ci riusciranno. Saranno poi tutte cose indispensabili o solo soggetti che ci vengono venduti per incrementare il PIL o meglio i guadagni delle aziende tecnologiche? Beh, che dire, ci venderanno le maglie di lana intrecciate con fibre di rame per proteggerci. Almeno, in questo periodo di crisi, la tecnologia non sembra avere problemi e realizzare la ‘crescita felice’.